Nessuno poteva immaginare
che una gara di podismo di fine marzo potesse trasformarsi in una tragedia.
Nessuno. Eppure è successo l’imprevedibile, l’inaccettabile, l’incomprensibile:
la morte ha toccato la mano di un giovane podista, e probabilmente ne ha
sfiorate tante altre…
Quella che sembrava una
giornata destinata a diventare un evento da ricordare con piacere nella mente
di molti, venuti per l’occasione da Italia, Francia, Germania, Ungheria,
Olanda, è diventata una lotta per la sopravvivenza, un dolore impresso nel
cuore delle persone, sensazioni che nessuno vorrebbe ricordare più, e che
invece si porterà a casa per sempre.
La natura ha avuto la
meglio e si è espressa con tutta la sua libertà. Sulla carta era una domenica
di fine marzo, nella realtà una di pieno inverno: gelo, pioggia, vento forte,
neve in montagna, fango nei boschi da attraversare. Ma non sono servite le
previsioni visibili a tutti, non sono servite le forze dell’ordine, i medici, i
vigili del fuoco e i soccorsi alpini: Paolo Ponzo non ce l’ha fatta, non è
tornato a casa. A 41 anni ha lasciato una moglie e due bambini sgomenti e
increduli di fronte all’inaspettata tragedia.