Tutto
il corso della nostra vita è segnato da continue appartenenze a gruppi: il
gruppo della famiglia in primis, poi arriva quello degli amici, dei compagni di
classe, della squadra, dei colleghi di lavoro, ormai pure di facebook e
whatsapp…
Qualunque
sia il motivo, noi tendiamo a stare insieme, ad aggregarci, a far parte di un
tutto entro cui inserirci, e questo perché l’appartenenza al gruppo è un
bisogno che per l’essere umano è innato, senza dubbio ci ha offerto in passato
un vantaggio evolutivo fondamentale.
Certo
la solitudine non è una passeggiata, ma in realtà il motivo per cui cerchiamo
gli altri e facciamo parte di alcuni gruppi è perché in gruppo otteniamo
qualcosa che singolarmente non ci riesce così bene…Abbiamo l’esigenza, la
necessità di stare insieme. Ma la questione non è, nemmeno questa volta, così
semplice: non è solo una questione di raggiungimento degli obiettivi ma anche
del piacere di farlo in un certo modo…
In
effetti, le ricerche evidenziano senza ombra di dubbi che le persone che cercano
di raggiungere un obiettivo con il proprio gruppo solitamente riescono a dare
performance migliori che se lo raggiungessero singolarmente: ovvero “il tutto risulta
piu della somma dei singoli elementi”. Questo perché le persone che lavorano
insieme, quando si sentono anche un gruppo coeso, tirano fuori l’impossibile…è
questa la forza del gruppo.
Un
gruppo coeso è un gruppo a cui i suoi membri sentono di appartenere, cuore e
testa. Sentono di assomigliarsi, si danno un supporto reciproco, condividono esperienze
ed emozioni ma anche regole e responsabilità, percepiscono l’importanza del
proprio ruolo per tutto il gruppo, sanno superare i contrasti che ostacolano il
raggiungimento degli obiettivi che stanno a cuore a tutti, insomma il sogno di
qualsiasi allenatore giovanile…
Quello
che a volte sfugge è che se si lavorasse più attentamente per rendere un gruppo
coeso, per stimolare l’appartenenza di gruppo, quello che si creerebbe è una
naturale spinta motivazionale a tirare fuori il meglio di ciascuno. “Il gruppo
mi fa stare bene, mi fa ottenere quello che desidero, mi piace avere amici,
condividere uno scopo, voglio dare il mio contributo, anzi il mio miglior
contributo perché questa è la mia squadra, il mio gruppo.”
A
volte si dà un po’ per scontato che una squadra sia un gruppo solo per il fatto
che i soggetti lavorano insieme, si allenano e giocano insieme la partita, ma
il senso di appartenenza è qualcosa di diverso: è la marcia in più, è la vera
forza del gruppo, è quel tutto che diventa più della somma dei singoli elementi,
a cui chiunque piacerebbe far parte perché il piacere che ne deriva è
incredibile e a volte perfino magico…
Appartenere
a questi gruppi permette ad un soggetto di crescere, evolvere, imparare dagli
altri ma anche da sé, permette di soddisfare dei bisogni di gruppo, come quelli
si socialità e cooperazione, ma anche dei bisogni individuali, come quello di
sentirsi capace, di fare bene, di migliorarsi, di aumentare la propria
autostima e il senso di auto-efficacia.
Ma
come si stimola la coesione del gruppo? Ci sono tanti modi per stimolare in un
insieme di individui il senso di appartenenza, alcuni più conosciuti, altri
meno praticati: possiamo avere il nome della squadra stampato su maglie e
borsoni, o imparare a condividere delle regole tra tutti, o altre strategie
pratiche, ma non dimentichiamo che l’appartenenza ha più a che fare che con
l’esperienza, con la condivisione, con le emozioni, i sentimenti, l’orgoglio.
A volte basterebbe semplicemente, insieme,
parlare un po’…
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