domenica 21 febbraio 2016

E' l'ottimismo che ti fa correre di più dopo una sconfitta

Matt Biondi
Alle Olimpiadi di Seul nel lontano 1988, dopo le prime due gare di nuoto del promettente atleta americano Matt Biondi, nessuno avrebbe puntato su di lui per le successive cinque gare. L’atleta di talento era stato selezionato e preparato con cura per ripetere ed eguagliare le prestazioni eccezionali di Mark Spitz alle Olimpiadi del 1972: vincere sette medaglie d’oro olimpiche in una stessa edizione. Ma Biondi, vuoi per la tensione, vuoi per le aspettative elevate, vuoi per i riflettori troppo luminosi puntati su di lui, ottenne un deludente terzo posto nella prima gara e perse malamente l’oro nella seconda, rilassandosi troppo nella fase finale, dimostrando così molta umanità.

Nessuno si risparmiò nel manifestare la propria delusione per le prestazioni di questa stella promettente del nuoto: i giornalisti si accanirono, gli americani disapprovarono, gli allenatori nascosero la delusione dentro il silenzio. Ma c’era un uomo tranquillo seduto sulla sua poltrona di casa, rilassato e assolutamente sicuro che Matt ce l’avrebbe fatta: avrebbe reagito al fallimento tirando fuori i suoi migliori risultati e vincendo le successive cinque gare d’oro olimpico.


Quest’uomo era il Dottor Martin Seligman, inventore della teoria dell’impotenza appresa, futuro creatore del movimento di quella psicologia positiva che avrebbe rivoluzionato il concetto di benessere, felicità e resilienza tanto cari ai giorni nostri. Il Dottor Seligman era più che certo che l’atleta da lì in poi avrebbe dato i suoi migliori risultati perché Matt era stato allenato per reagire alla sconfitta e aveva dimostrato di possedere questa grande capacità. Il modo ottimistico con cui si spiegava le avversità gli permetteva di migliorare le proprie prestazioni dopo un fallimento. E Matt Biondi vinse le successive gare conquistando cinque ori olimpici, nonostante le condizioni psicologiche avverse ed i pochi tifosi rimasti.

Questo fu, per il Dottor Seligman ed il suo team, uno dei primi esperimenti che essi applicarono nel mondo sportivo e relativo all’importanza delle spiegazioni ottimistiche agli eventi negativi. Fu in grado di dimostrare, con tecniche statistiche e metodologie scientifiche, che l’ottimismo influenza il nostro rendimento e che mente ed emozioni possono essere allenate per darci migliori risultati e più benessere. La squadra di Seligman dimostrò, nel lontano 1988, che gli atleti ottimisti tendono a migliorare le proprie prestazioni in situazioni di forte tensione e questo perché, rispetto ai pessimisti, si impegnano maggiormente ed hanno la capacità di riprendersi velocemente dalle sconfitte. Ma che cos’è l’ottimismo? E cosa determina il fatto di essere persone ottimiste o pessimiste?

Nel 1975 Seligman scoprì, grazie ad alcuni esperimenti, che il modo in cui ci spieghiamo gli eventi che ci accadono può determinare il nostro livello di prestazioni e il nostro impegno nell’ottenerle. Scoprì anche che pensare di non avere un controllo sugli eventi può portare ad un senso di impotenza che non ci fa reagire neanche quando potremmo fare qualcosa per cambiare la situazione. La percezione del controllo personale rappresenta quindi una condizione essenziale per agire sulla realtà e cambiare le situazioni in meglio.

Il Dottor Seligman sperimentò che, una volta appreso di non avere un controllo, una persona può darsi per vinta e non provare più a cambiare la situazione, dando così un nome a quell’atteggiamento di sconfitta che può portare, nella peggiore delle ipotesi, verso i sintomi depressivi: stile pessimistico di spiegazione degli eventi. Chi tende a spiegarsi gli eventi negativi in modo pessimista tenderà a lasciare la partita, a non trovare nuove modalità risolutive del problema, a darsi per vinto, a peggiorare le proprie prestazioni. Al contrario, chi tende a spiegarsi gli eventi con ottimismo, percepirà le situazioni difficili sempre sotto il suo controllo, dando vita a tentativi nuovi di problem solving che salveranno la sua autostima, il suo autocontrollo, la sua efficacia nel mondo.
Non solo, si scoprì anche che lo stile in cui ci spieghiamo gli eventi negativi dipende quasi completamente dall’apprendimento: non nasciamo ottimisti o pessimisti, ma per la maggior parte impariamo dai nostri modelli di vita come comportarci con gli eventi che ci capitano. Da quegli studi, Martin Seligman capì che, come il pessimismo impotente può essere appreso, così l’ottimismo può essere insegnato e le persone possono avere più potere nello scegliere il proprio modo di pensare, dando una speranza di vita migliore e di soddisfazione personale anche ai pessimisti. Questo non vuol dire che il pessimismo sia dannoso, anzi: un livello lieve ed utilizzato con saggezza ha una propria utilità. Ma quando il pessimismo paralizza il cervello prima ancora dei muscoli, ha inizio il nostro triste percorso verso una parziale felicità ed un parziale utilizzo delle nostre migliori risorse. Se vogliamo avere pieno successo nella vita, iniziamo ad allenare la nostra mente ed i nostri pensieri, perché essi decidono la nostra direzione e la nostra azione. Il Dottor Seligman ci ha insegnato che cambiare prospettiva non è poi così impossibile con  il giusto allenamento mentale….ottimista.


Micaela Deguidi

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