Quando
espongo la lezione sullo stress a scuola, parto sempre facendo una domanda ai
miei studenti: “Secondo voi, lo stress è una cosa negativa o positiva?” Quasi
tutti mi rispondono che lo stress è una cosa negativa, e coloro che si fanno
vedere dubbiosi temo lo facciano più perché pensano che la mia sia una domanda
trabocchetto che per convinzione…
Nella nostra
cultura ci trasmettiamo socialmente l’idea che lo stress sia una cosa brutta,
cattiva, che ci fa star male, che viene dall’esterno e su cui abbiamo un
relativo controllo: arriva l’evento stressante e pesante, e noi cerchiamo di
resistere più che possiamo…
Lo stress
invece è semplicemente uno stimolo che ci offre l’ambiente, e come tale non è
né negativo né positivo. Di questi stimoli, come ho accennato parlando di
motivazione (vedi il “need for competence”) ne abbiamo bisogno per
sopravvivere. Sono le richieste dell’ambiente che ci mettono in moto quei meccanismi
di risoluzione delle situazioni che ci fanno crescere e migliorare.
Senza
stimoli, dicono alcune ricerche sociali, gli individui sono destinati a
lasciarsi andare fino ad arrivare anche alla morte. Proprio così: abbiamo
bisogno di attivarci completamente, mente e corpo, per sopravvivere. E
l’ambiente, le sue richieste, le sue difficoltà da risolvere, gli eventi da
gestire compiono proprio questa funzione. Ma allora cos’è che ci fa sentire in
difficoltà, sotto pressione, per dirla in una parola socialmente condivisa,
“stressati”?
Ecco come
funziona il meccanismo: arriva uno stimolo (qualsiasi) dall’ambiente e il
nostro compito è trovare una soluzione. Rispondiamo a quello stimolo secondo la
nostra sensazione di essere in grado o meno di gestirlo: a volte ci sentiamo
forti e capaci, a volte non molto capaci, a volte assolutamente incapaci. Ecco
che ciò che ci mette in difficoltà non è lo stimolo in sé, la difficoltà più o
meno grossa che ci offre l’ambiente, ma la nostra personale sensazione di poterci
far fronte, la nostra personale risposta allo stress. Tutto dipende dalla
nostra sensazione di avere le risorse per superare l’ostacolo, o comunque di poterlo
gestire in qualche modo.
Se sono
convinto di non riuscire a gestirlo, ecco che arriva la mia risposta negativa
allo stimolo che darà luogo alla mia sensazione di ansia e tensione (Distress);
se invece penso di riuscire a gestirlo con efficacia, ecco che arriva la mia
risposta positiva allo stimolo che darà luogo alla mia sensazione di
soddisfazione e orgoglio (Eustress).
Non è quindi
lo stimolo il problema da gestire, ma la nostra personale risposta allo
stimolo, la quale misura la nostra capacità di adattarci alle richieste
dell’ambiente. Proviamo a fare un esempio pratico.
Se il gioco
mi chiede di fare un passaggio che mi mette in difficoltà, o di tirare un
rigore durante una partita importante, oppure di rimettermi in gioco dopo un
brutto errore (stimoli proposti dall’ambiente) se sono fiducioso in me, se mi
hanno insegnato ad auto-motivarmi e a reagire di fronte alle difficoltà, se ho
imparato ad avere coraggio e a cercare di fare sempre il meglio che posso, la
mia risposta allo stimolo sarà positiva (nonostante la difficoltà e
indipendentemente dal risultato) e mi farà sentire forte, capace, soddisfatto e
orgoglioso di me, regalandomi una bella sensazione di benessere (Eustress).
Ma se quella
difficoltà mi farà andare nel panico, se non saprò che fare dalla paura di
sbagliare, se la tensione e la bassa autostima prenderanno il sopravvento, la
mia risposta sarà inadeguata, spesso al di sotto delle mie possibilità e mi
farà sentire insoddisfatto, incapace, impotente, regalandomi una sensazione di
ansia e tensione (Distress).
E’ cambiando
la percezione di mè stesso e delle mie capacità che posso cambiare il corso
degli eventi: l’ambiente mi mette alla prova è vero, ma se ho imparato ad avere
fiducia in me offrirò una risposta di adattamento all’ambiente che mi regalerà
quel benessere che mi farà sentire sempre meglio e più capace.
Ed ecco quindi
la bella notizia: anche se lo stress, cioè lo stimolo offerto dall’ambiente, a
volte mette i nostri piccoli atleti molto in difficoltà, lavorando sulla loro
stima, motivazione e senso di auto-efficacia potranno sentirsi sempre più
pronti nell’affrontare qualsiasi sfida con le loro migliori risorse…
Micaela Deguidi
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