venerdì 18 marzo 2016

Piccole personalità crescono...

Noi nasciamo puro istinto: se abbiamo fame urliamo come matti per fare in modo di ottenere il cibo che ci serve per la sopravvivenza, e se abbiamo sonno ci addormentiamo senza tanti sfronzoli, ovunque siamo…

Ma la vita ci insegna quasi subito che le cose sono molto più complesse di così, e vanno imparate. Insomma l’istinto non basta, abbiamo bisogno degli stimoli che ci motivino ad acquisire competenze sempre più specifiche, perché la nostra vita possa essere qualcosa di più della semplice sopravvivenza…


L’età evolutiva rappresenta l’evoluzione psicologica dell’individuo durante la quale si sviluppa la sua personalità, diversa per ciascuno, e che ci caratterizza come persone uniche. Lo sviluppo è in realtà un processo complesso, fatto di diversi elementi che interagiscono tra loro: capacità cognitive come la nostra intelligenza, attenzione, memoria interagiscono con le nostre abilità di relazionarci con gli altri o di gestire con efficacia le nostre emozioni, determinando passo dopo passo la personalità adulta.

Le principali teorie stabiliscono che:
  1. Lo sviluppo è rappresentato da diversi stadi
  2. I bambini si evolvono passando da uno stadio a quello successivo
  3. Ogni stadio permette l’acquisizione di nuove competenze: sia della mente, che delle emozioni, che sociali.


Quindi, quando un bambino sta praticando uno sport in realtà sta anche acquisendo stimoli che svilupperanno le sue numerose abilità fino a farlo diventare un adulto unico. Lo fa imparando un nuovo esercizio, ascoltando il Mister mentre spiega una azione, lo fa interagendo con i suoi compagni, rispettando l’avversario o cercando di reagire ad una sconfitta… Tutto questo gli permetterà di diventare sempre più capace nel capire, interpretare, agire, interagire, creare, vivere il contesto con sempre maggiore impegno, coraggio, competenza.

Ma per fare questo avrà bisogno che qualcuno stimoli le sue abilità nel modo corretto, cioè in base a quello che è in grado di fare in quella fase particolare del suo sviluppo. E questo perché non nasciamo con tutte le abilità già posizionate al posto giusto, ma le dobbiamo acquisire passo dopo passo nella nostra vita, passando da uno stimolo evolutivo a quello successivo.

Se chiedo ad un bambino di 10 anni di immaginare una azione ipotetica che non
spiego con un esempio pratico e realistico, non mi devo sorprendere se poi faticherà a metterla in atto perché ancora non possiede le capacità del pensiero ipotetico-deduttivo; se chiedo ad un bambino di 5 anni di prestarmi una attenzione prolungata su un esercizio noioso, non mi devo sorprendere se dopo pochi minuti avrà perduto completamente l’attenzione e cercherà un altro modo per divertirsi: non ce l’ha con me, semplicemente non ha ancora sviluppato a pieno le sue capacità attentive…

Ogni fase evolutiva ha bisogno dei suoi stimoli per arricchire il bagaglio di competenze dell’atleta. Se chiedo ciò che non sa fare perché ancora non ha acquisito le dovute competenze mentali, creerò un senso di frustrazione che sarà difficile da cancellare; allo stesso tempo, se non rispetto le caratteristiche di una età evolutiva e faccio richieste troppo semplici posso rischiare di far diventare svogliato e poco stimolato il mio giovane atleta…



Ma se rispetto la sua evoluzione proponendo stimoli adeguati, linguaggio corretto, emozioni gestibili in base alle sue capacità acquisite fino a quel momento, lo aiuterò a sviluppare una personalità equilibrata che si esprimerà al meglio delle sue potenzialità. Sarà molto più piacevole allenare in questo modo, perché si potranno aggirare le resistenze lavorando invece sulle effettive competenze di queste piccole personalità in crescita…

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